
18 Lug Intervista alla dott.ssa Lucia Ercoli di Medicina Solidale
Articolo originale: http://www.buonanotizia.org/index.php/interviste/item/973-intervista-alla-dott-ssa-lucia-ercoli-di-medicina-solidale
Credo che la fede nella mia vita abbia significato questo: rispondere ad una chiamata da parte del Signore Gesù.
Roma – Da un po di tempo abbiamo avuto modo di conoscere questa bella realtà che va sotto il nome di ‘Medicina Solidale’, una associazione di medici volontari, fondata e diretta dalla dott.ssa Lucia Ercoli, e che si prende cura delle persone più deboli e più fragili della nostra città.
L’associazione MS, non solo offre gratuitamente assistenza sanitaria e medicine a persone che, per le più svariate ragioni, non possono rivolgersi al sistema sanitario pubblico, ma anche distribuendo ogni mese pacchi alimentari a circa 300 persone, nel solo ambulatorio di Tor Bella Monaca.
Un’attenzione speciale MS la rivolge ai bambini di queste famiglie, organizzando momenti di svago con la collaborazione del ‘Granello Di Senape’, un’opera di volontari che fa capo alla chiesa Evangelica Buona Notizia, di Torre Angela.
Ma MS fa molto di più; abbiamo quindi deciso di intervistare la dott.ssa Ercoli, per farci spiegare da lei che cos’è Medicina Solidale.
D – Dottoressa Ercoli, prima di tutto ci piacerebbe sapere qualcosa di più su lei, sulla sua professione, sulla sua famiglia, sul suo lavoro.
R. Sono un medico e da circa 12 anni mi dedico alla cura delle malattie della povertà. Per quanto riguarda la mia vita familiare, sono sposata da 26 anni, ho tre figli adottati dalla Bielorussia e un figlio affidato del Nord Africa
Dicevo mi occupo di malattie della povertà e l’esperienza a cui ho dato vita la Medicina Solidale si occupa appunto del contrasto alla diffusione di queste patologie che oggi più che mai ci riguarda. Si sente parlare ogni giorno di crisi economica, ma solo recentemente è stato dato risalto al prezzo che in termini di salute la collettività ha dovuto pagare. E per collettività intendo la comunità di persone che di fatto si trova sul nostro territorio nazionale, e più si allarga la fascia di persone che non possono più curarsi, siano italiani che immigrati, più il benessere dell’intera comunità nazionale viene compromesso.
D – Da quando ha cominciato a fare volontariato?
R. Mah direi da piccolissima; avevo 11 anni circa e partecipavo delle attività di volontariato della mia Parrocchia anche se con grandi difficoltà perché mi consideravano troppo piccola
D – Se non ricordo male lei ha anche partecipato a missioni all’estero; quali?
R. Durante la guerra dei Balcani, agli inizi degli anni ’90, partecipai a delle attività umanitarie che mi portavano in territori di guerra ogni tre settimane circa, per tutta la durata del conflitto.
D – Quando è perché ha fondato Medicina Solidale?
R. La Medicina solidale è nata nel 2002. Proprio in concomitanza con l’apertura delle degenze presso il Policlinico di Tor Vergata di cui faccio parte come internista ad indirizzo infettivologico. A quell’epoca non c’era ancora il Pronto Soccorso nell’ospedale e pertanto il territorio restava distante dalla nostra struttura, in particolare il territorio più fragile dal punto di vista sociale ed economico. Così pensai assieme ad alcuni colleghi di dare vita ad una struttura di assistenza dislocata sul territorio che facesse da cerniera tra ospedale universitario e domanda di salute delle fasce più povere ed emarginate di questa periferia.
D – So che la sua associane opera in diversi presidi della città, ci ricorda dove, e che cosa fa esattamente?
R. Si con il tempo altri medici si sono appassionati a questa nostra attività e hanno deciso di dare vita a nuovi centri di medicina solidale in altre aree della città. In questi centri si ripropone la metodologia di intervento della medicina solidale: accesso diretto del paziente, valutazione clinica e diagnostica di I livello, erogazione dei farmaci per il periodo di cura. Potremmo dire che i nostri centri formano una rete di porte della salute nella nostra città dedicate a chi è più fragile.
D – Che rapporti ha con le istituzioni di Roma? La sostengono, le stanno affianco?
R. Potrei definire il rapporto con le istituzioni un rapporto di vivace dialettica. Sa il sistema sanitario nazionale ha accettato al suo interno la logica della trasformazione aziendale degli ospedali che da luoghi di ricovero e cura sono appunto diventati aziende. E la logica aziendale è necessariamente una logica di profitto e i cittadini sanno quanto costa oggi curarsi. Per questo un’attività come quella della medicina solidale non è appetibile da chi fa carriera su tagli e risparmi. Senza pensare che ciò che si taglia oggi si pagherà cento volte di più nell’immediato domani.
Solo in una logica di salute globale di salute della comunità, esperienze come quella della medicina solidale possono essere apprezzate valorizzate e opportunamente impiegate.
D – Che relazione c’è tra la sua associazione e il Policlinico di Tor Vergata?
R. La medicina solidale è tutt’oggi una unità operativa del Policlinico di Tor vergata anche se i rapporti di convenzione tra l’associazione e policlinico sono stati unilateralmente sospesi dall’ospedale universitario nell’ottobre 2014. Ora speriamo che la regione avendo recepito nel nuovo protocollo di intesa con il policlinico, l’interesse dell’università verso il territorio ci restituisca la funzione assistenziale all’interno della compagine aziendale
D – Vedo ogni tanto giovani studenti di medicina partecipare alle attività di MS; fanno parte di un progetto, o sono li spontaneamente a titolo personale?
R. Gli studenti sono inviati istituzionalmente dalla facoltà di medicina di Tor vergata grazie ad un Protocollo di Intesa tra medicina solidale e Ateneo di Tor Vergata stipulato nel 2014. Quindi gli studenti frequentano il nostro ambulatorio riconosciuto come sede di tirocini formativi, poi si appassionano alle nostre attività e molti diventano anche nostri volontari.
D – Chi collabora con lei a MS?
R. Siamo un gruppo di circa 40 persone tra medici, psicologi, infermieri, fisioterapisti, mediatori culturali e operatori sociali.
D – Come sostenete le vostre attività; sia sotto il profilo finanziario che sotto quello più pratico.
R. I nostri ambulatori sono finanziati da progetti approvati dagli uffici dell’otto per mille dalla tavola valdese, da istituti di ricerca, da case farmaceutiche, da donazioni liberali, dalla fondazione Migrantes. I farmaci provengono dalle donazioni del Banco Farmaceutico e dalla generosità dell’Elemosiniere del Papa, il cibo che distribuiamo ogni mese a circa 200 famiglie dal banco alimentare e da donatori.
D – Alla base del suo operato mi pare di capire che c’è la fede. In che modo la fede entra nel suo lavoro come medico, e come volontario?
R. Credo che la fede nella mia vita abbia significato questo: rispondere ad una chiamata da parte del Signore Gesù. Se qualcosa di buono è stato fatto è solo per merito Suo. Io non ho fatto niente.
D – Cosa si sente di dire a coloro che fanno dell’allarmismo paventando la diffusione di malattie infettive da parte di coloro che si rivolgono ai vostri centri?
R. Che non dovrebbero più salire sui mezzi pubblici o entrare nei negozi o passeggiare per strada perché in queste azioni il pericolo è mille volte più alto.
D – Da qualche tempo con lei collabora il ‘Granello di Senape’, che è un’opera collegata alla chiesa Evangelica di Torre Angela. Di che genere di collaborazione si tratta?
R. Per come io la intendo e la vivo si tratta di una collaborazione finalizzata alla preevangelizzazione, alla semina (rimanendo in tema di granello di senape) di tutti i valori antropologici presenti nell’Evangelo: accoglienza condivisione dialogo ricerca della verità perdono ricerca della giustizia costruzione di percorsi di pace.
D – In che modo questa collaborazione ha contribuito allo svolgimento delle vostre attività?
R. Concretamente nel corso delle distribuzioni dei pacchi viveri, sono stati realizzati dei laboratori ludico-espressivi per i bambini e si è dato vita a punti di animazione dando vita ad una vera e propria esperienza di festa a cui bambini provenienti da tante parti del mondo ( i bambini dell’ambulatorio provengono da 40 nazioni del mondo) hanno preso parte. E questo ha significato gettare nel loro cuore un seme importante: è possibile stare insieme e gioire insieme pur se diversi.
D – Se qualcuno volesse aiutarvi, collaborare con voi, di che cosa avete bisogno?
R. Ho bisogno di persone che hanno un cuore capace di donarsi senza chiedere nulla in cambio
Grazie dottoressa Ercoli, e buon lavoro
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