Il muro nel cuore

Il muro nel cuore

“Il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che nonusa parzialità e non accetta regali, 18 rende giustizia all’orfanoe alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito.19 Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestierinel paese d’Egitto” Deuteromio 10, 17b-19.

Il muro nel cuore


Giorgiana è una ragazza di 23 anni, viene dalla Romania, da una condizione di estrema miseria come molte ragazze che arrivano in Italia con la speranza di un futuro migliore. E’ una ragazza madre che si è fatta carico anche della sorellina più piccola e per di più disabile, Giorgiana è  fuggita da un padre alcolizzato e violento che massacrava la madre davanti ai figli ed è stata abbandonata dal suo compagno che non desiderava diventare padre. Ma non ha casa, non ha lavoro, non ha niente e quindi i servizi sociali a cui si è rivolta le hanno consigliato di dare in adozione figlio e sorella, tutto questo nell’interesse dei 2 minori. Le lacrime scendono copiose sul volto di Giorgiana mentre mi racconta l’agguato incui la vita l’ha posta: senza casa, senza documenti e senza lavoro non c’è via d’uscita.

Giorgiana deve lasciare alle istituzioni ciò che ha di più caro, ciò per cui ha affrontato un viaggio che le sembrava di speranza; il destino pare beffarla, nessun aiuto, nessuna comprensione, qui in Italia funziona così: senza soldi, hai chiuso. Di storie come queste qui alla medicina solidale ne arrivano a migliaia, diritti calpestati, diritti negati, diritti inesistenti se non sulla carta; sono storie che urlano in faccia ai responsabili della cosa pubblica: siete colpevoli di questo dolore. Gli immigrati si sa, sono tema politico solo in termini di sicurezza; il tema più miope che esiste dal momento che la miseria spinge migliaia di persone a lasciare il proprio paese e non c’è argine, la storia lo insegna, alla fame. E’ una miopia che non conduce a nulla se non ad assicurarsi una manciata di voti, giocando sulle paure dei più deboli, in particolare degli anziani e di quanti si trovano magari nelle stesse condizioni di povertà di questi stranieri. E allora ecco promesse di respingimenti, di sgomberi, di riduzione della presenza di stranieri nelle nostre città; e intorno a tali proclami, applausi, salsicciate, sagre dell’orrore politico dove tra bestemmie e incitamenti alla cacciata degli stranieri, trionfala bestialità di uomini senza pudore e senza dignità. Ma cari piccoli uomini, la violenza semina violenza, la cecità politica porta a tragedie che la nostra storia ha già visto e non ci sono vincitori attorno alle macerie. Proprio in questi giorni ricorre l’inizio dell’assedio di Sarajevo, una città dove vivevano in armonia una accanto all’altra popolazioni di cultura, lingua ed etnia diverse. Poi arrivarono politici senza scrupoli seminando l’odio etnico e il risultato fu la distruzione della città. Si sparava sulle donne che andavano a fare la spesa, sui bambini che giocavano nelle strade. Mine nei giardini pubblici, giardini pubblici trasformati in cimiteri, migliaia di morti, migliaia di mutilati, stupri di massa. Succedeva solo 20 annifa a un braccio di mare dalle nostre coste. E tutto è iniziato così, separando, dividendo, per interesse politico. All’inizio erano soli proclami poi sono arrivate le bombe, non si è più riusciti a capire che lo straniero, il diverso era un uomo come noi e invece di riconoscerlo come pari è stato identificato come nemico. Da questa cattiva capacità visiva e dalla sua strumentalizzazione è arrivata la morte, la distruzione, la guerra. Pensiamoci bene, dunque, prima di chiamare qualcuno straniero e di sbattergli la porta in faccia. Potremo sbattere noi il muso sul muro.

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