
23 Mar Anziani, mamme, famiglie, migranti: tutti in fila a Tor Bella Monaca per un pacco di alimenti donato da Papa Francesco
Il Pontefice ha devoluto 5 quintali di viveri al quartiere alla periferia di Roma distribuiti da Medicina Solidale.
Pasta, latte, pane, legumi, formaggi, e ancora pomodori, zucchero e farina, oltre a frutta fresca, marmellata e olio di semi di girasole. “Ci basta per un paio di settimane, per me, mia figlia di 15 mesi e mio marito”, spiega Ambra, che stamattina era in fila all’Istituto di Medicina Solidale, onlus tra Tor Bella Monaca e Torre Gaia, per ritirare uno dei duecento pacchi di alimenti donati da Papa Francesco, per un totale di circa 500 chili di viveri. “Ieri è venuto con il camioncino carico di cibo Konrad Krajewski in persona, elemosiniere del Papa”, raccontano gli operatori del centro, che qui ogni giorno aiutano le famiglie della zona, facendo visite ambulatoriali e, una volta al mese, distribuendo cibo. “Ma vengono anche da più lontano, dai Castelli, oltre che da Finocchio, Tor Bella Monaca e Torre Angela”, spiega la dottoressa Lucia Ercoli, direttrice del centro, che si sostiene con i fondi della chiesa Valdese e con le donazioni papali. “E sono sempre di più le persone che chiedono aiuto – continuano gli operatori – negli ultimi due anni sono aumentate esponenzialmente”.
Quando c’è la distribuzione dei viveri, nella fila che si crea in via Amico Aspertini 520 si incrociano storia di vita, di migrazione, di stenti e spesso disperazione. “Vivo da quattro anni a Tor Bella Monaca, e da due anni non ho un posto fisso, lavoro a giornata, a 50 euro per 12 ore di lavoro come muratore – racconta George, rumeno di 55 anni, che ha sulle spalle moglie e un figlio, oltre a un affitto di 700 euro al mese. “Da quando è nata Eleonora, nel dicembre del 2013 – racconta ancora Ambra – io e mio marito Emiliano abbiamo iniziato a venire ogni mese a ritirare il pacco di alimenti. Siamo entrambi senza lavoro, per fortuna dopo un anno e mezzo di occupazione son riuscita a farmi assegnare una casa popolare a Tor Vergata”.
Tantissimi dei bisognosi vengono da altri parti del mondo, pensavano che l’Italia sarebbe stato luogo di fortune, scappavano dalla miseria, e spesso sono rimasti delusi. Africa centrale, est Europa, qualcuno dall’America latina. Mariana e Ninel sono una giovane coppia rumena con quattro bambini, sono in Italia da 12 anni, e ricordano che fino a qualche anno fa un lavoro, seppur malpagato, si trovava. “Sono mesi che non lavoro nemmeno un giorno”, spiega Ninel, 29 anni, mentre Mariana incalza: “Per tanto tempo ho fatto le pulizie, ora non so dove sbattere la testa”. Luisa e Manila, 48 e 15 anni, invece sono madre e figlia, romane. Manila ritirerà anche un pacco per la nonna 70enne, è stata allevata dalla madre, mentre il padre – assassinato due mesi fa – è scomparso dalla loro vita da tempo. Luisa ha lavorato per tanti anni in una ditta di pulizie, fallita due anni fa “lasciandomi con una ragazza da far crescere e un affitto da pagare”, precisa.
Qui la distribuzione dei pacchi è iniziata alle 8.15, tre quarti d’ora prima del previsto, perché la fila di persone era già lunga. Sono tanti le madri con passeggino, e alcuni si vergognano di essere lì. “È la prima volta che vengo qui – racconta Anna, 46enne ungherese, segretaria in un ufficio legale del centro – e me ne vergogno tantissimo, non voglio farmi fotografare perché se a lavoro sapessero che sono qui credo che mi licenzierebbero”. Ma Anna non ha scelta: “Con il mio stipendio deve vivere mia madre anziana, una sorella disabile e i suoi due figli, ci serve aiuto”. A metà mattinata, dopo circa 200 famiglie aiutate, la dottoressa Ercoli è andata a comprare altro cibo, per non lasciare nessuno a mani vuote. E ricominciare a rispondere alle mani tese in cerca di aiuto.
Tratto da Repubblica: http://roma.repubblica.it/
Articolo su carta: Repubblica 22 Marzo 2015
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